Una complessa trama dove eventi del passato fanno da sfondo alla storia presente. Ne “Il monastero dei delitti”, il romanzo di Claudio Aita, Newton Compton Editori storie vere, personaggi realmente esistiti, accadimenti crudeli reali, legati insieme a una serie di eventi dei nostri giorni, in un luogo, Firenze, affascinante per la sua bellezza rinascimentale ma teatro di crudeli, indicibili delitti. L’inquisizione ha lasciato profonde tracce di sangue nel corso dei secoli che li unisce, a doppio filo, ai terribili omicidi del Mostro di Firenze degli anni ’80.

La vita del cinquantenne Geremia Solaris è a una svolta. Nel preciso momento in cui riceve la mail di un suo ex professore con la richiesta di decriptare un misterioso manoscritto. Geremia, appassito tra un rimpianto per la morte della moglie e un bicchiere di vino di troppo, sedotto da Eloisa, una dolce ragazza che sente di non meritare, diventa il protagonista al centro di una sequenza di delitti le cui radici affondano in eventi fiorentini del 1300. Esattamente 1328. Una scena raccapricciante si presenta davanti agli occhi di frate Lamberto da Villanova, chiamato dalla badessa di un convento dove è stato scoperto il corpo martoriato di una giovane monaca. L’orripilante modalità del delitto fa pensare all’opera del demonio e ciò apre le porte alla terribile Inquisizione della sede di Santa Croce condotta dal severissimo frate Accursio. Da qui la tortura, il processo e l’inevitabile rogo. Una condanna da cui prendono il via, in modo multiforme e lungo lo scorrere del tempo, tanti altri fatti delittuosi, come l’opera nera del Mostro di Firenze. Messaggi incomprensibili ritrovati e rivelazioni modificano la vita di Geremia Solaris scoprendo un fil rouge che, lungo i secoli, unisce tante morti, a Firenze, la città del male.

Il prete riprese: “ Quello nel quale ci troviamo è, come dire, un luogo consacrato a entità oscure e terribili. Si tratta, per così dire, di una specie di vocazione che risale alle epoche più remote. Mi spiego con un esempio. Qualche tempo fa, non saprei neanche dire perché, sovrapposi la mappa di Firenze a quella archeologica di Babilonia, l’empia città mesopotamica, da sempre luogo di culti innominabili e per questo citata espressamente nell’Apocalisse di Giovanni. Rimasi sbalordito dal fatto che esse combaciavano quasi perfettamente… Il fatto è che Firenze è una città consacrata al male, da sempre dedicata a un dio pagano che la sua leggenda ha identificato con Marte. La sua statua campeggiava accanto a Ponte Vecchio fino a quando una provvidenziale alluvione, nel Trecento, la sradicò dal suo piedistallo e la trascinò via per sempre”. E poi ancora: “Le cronache medioevali attribuiscono all’influsso nefasto di questa statua i tanti fatti di sangue che nei secoli hanno caratterizzato la vita cittadina”.

Parlando del suo libro, Claudio Aita racconta di essere stato ispirato da alcuni avvenimenti realmente accaduti. I macabri dettagli dell’uccisione della monaca in un convento fiorentino del 1328 sono stati ripresi dalla cronaca del primo omicidio di Jack lo squartatore nella Londra vittoriana dell’ottocento. Mentre la sinistra figura dell’inquisitore fa riferimento alla vita, documentata, di frate Accursio Bonfantini, noto in Toscana per delitti e malversazioni. “Questo libro – scrive l’autore – vuole essere anche un omaggio alle vittime che in ogni tempo sono state sacrificate all’avidità del potere e della ricchezza, una testimonianza dell’immutabilità del male e dell’impossibilità di una redenzione affidata alle sole mani degli uomini”.

Claudio Aita ha vissuto tra il Friuli e la Toscana sua terra di adozione. Esperto di Storia della Chiesa e Storia medioevale, è musicista, scrittore ed editore.

LIBRI. IL MONASTERO DEI DELITTI DI CLAUDIO AITA

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