Il fatto è che Firenze è una città consacrata al male, da sempre dedicata a un dio pagano, che la leggenda ha identificato con Marte. La sua statua campeggiava accanto a Ponte Vecchio fino a quando una provvidenziale alluvione, nel trecento, la sradicò dal suo piedistallo e la trascinò via per sempre.

Vediamo un po’, cari lettori, se riesco a stuzzicare la vostra curiosità.

Un monastero, il cadavere oltraggiato di una suora, l’Inquisizione, un misterioso manoscritto, i delitti del mostro di Firenze. La Firenze medievale legata a un filo sottile con la Firenze odierna. Una scia di sangue che attraversa i secoli nutrendosi del corpo di giovani donne. Atroci delitti che mostrano la città come un luogo consacrato a entità oscure e terribili.

“Il Monastero Dei Delitti” è un thriller le cui vicende si svolgono su due piani temporali che si alternano nella narrazione, uno contemporaneo e uno medievale.

Frate Lamberto è il protagonista degli eventi che si svolgono nella Firenze del Trecento. Nel monastero di Sant’Ambrogio è stato commesso un’atroce delitto: il cadavere violato di una suora apre le porte dell’inferno. Del caso si occupa frate Lamberto ma nulla può contro il malvagio potere di Frate Accursio Bonfantini, il “Grande Inquisitore”. Un veloce e sommario processo condannano a morte un’altra suora ritenuta colpevole dell’omicidio. La confessione falsa è ottenuta con disumane torture. Il Male vince indossando le vesti insanguinate della giustizia.

Lasciamo per un momento il medioevo e spostiamoci nel presente, a Firenze, per conoscere Geremia Solaris, un personaggio destinato a diventare, a sua insaputa, un eroe. Geremia, alla soglia dei cinquant’anni, è un uomo che dalla vita non si aspetta più nulla. La donna da lui amata è morta da alcuni anni e lui non riesce ad accettare questo doloroso destino. Ha un lavoro precario, nessuna ambizione, e, come fedele amica, una bottiglia di Chianti. La sua vita cambierà quando riceve un misterioso manoscritto da decriptare. Geremia,vinto dalla curiosità, inizia a lavorare sul manoscritto. Man mano che il lavoro procede, lo studioso si ritroverà al centro di fatti violenti a conferma di pericoli sempre più grandi che lo minacciano. Decifrare il manoscritto vuol dire ritrovare quel filo sottile che unisce passato e presente. Vuol dire accedere a una verità di morte che nei secoli è sopravvissuta nascondendosi nel lato oscuro della città toscana. Vuol dire toccare con mano il Male, esserne coinvolto e tentare di sfuggire alla morte.

“Il monastero dei delitti” è un romanzo che avvince e inquieta riportando il lettore indietro nel tempo e mettendolo di fronte alla crudeltà umana. Ieri come oggi. Ho molto apprezzato il rigore storico alla base dei capitoli in cui l’ambientazione ci riporta nel ‘300. È stato per me affascinante scoprire, in dettaglio, la vita nei monasteri e il rapporto tra Chiesa e potere. La bramosia di ricchezza perseguita da uomini di chiesa, disposti a condannare a morte uomini e donne pur di confiscare i loro beni. L’Inquisizione con torture e stragi in nome di una rinascita spirituale libera da eresia. L’eterna lotta tra il Bene e Male. Ho notato che alcuni dei personaggi sono realmente esistiti così come molti luoghi nominati sono, ancor oggi, presenti nella tormentata Firenze. Definisco la città “tormentata” perché le sue bellezze hanno visto commettere atroci delitti, come se ci fosse una vena di violenza pronta a travolgere vite umane. Chi non ricorda il Mostra di Firenze? Le indagini hanno indicato in Pacciani e nei suoi “compagni di merende”, i colpevoli di ben 8 duplici omicidi che insanguinarono le campagne fiorentine. Ma il castello accusatorio presentava molte crepe e forse la verità non si saprà mai. Di una cosa però possiamo esser sicuri: il male esiste, è una presenza concreta nella vita dell’uomo, non riusciamo a farne a meno. È nella natura dell’uomo esercitare il male. Ma può il male scomparire? Non svanirebbe così anche il bene? Consoliamoci, i malvagi andranno all’inferno e i buoni in paradiso. Intanto, però, ci tocca vivere sulla Terra e facile non è.

“E’ nel profondo del cuore la radice di ogni bene, e, purtroppo, di ogni male.”  Papa Paolo VI

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